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Portali al centro della Terra: una recensione di "The Vibrating Slab" di Josephine Pryde all'Art Institute di Chicago

Aug 08, 2023Aug 08, 2023

17 gennaio 2023 alle 7:00 di Ally Fouts

“The Vibrating Slab” (dettaglio), 2022/Courtesy dell'artista

La mostra di Josephine Pryde “The Vibrating Slab”, in mostra all'Art Institute di Chicago, rappresenta un momento cruciale nel corpo di lavoro di Pryde combinando due serie che vanno in direzioni perpendicolari, ma si uniscono, unendosi toccandosi per un breve momento all'interno questo spazio.

Quindici fotografie di grandi dimensioni sul pavimento della galleria, una combinazione di cromogenico e getto d'inchiostro, fungono da base su cui cresce la restante mostra. I contenuti delle immagini sfidano la percezione del macro e del micro da parte dello spettatore. Disegni dettagliati riposano organicamente nella terra: cerchi di sabbia che riverberano da un punto centrale, mucchi di terra organizzati a spirale, scaglie di ghiaccio che si sciolgono, il tutto risultando in simboli intenzionali lasciati come avvertimento, o segno di incoraggiamento, da un essere in un angolo disparato. del cosmo. Lo spettatore rimane con i piedi per terra, sentendo i propri piedi appoggiati al pavimento, ma ricorda dolcemente la vastità delle placche tettoniche in movimento che consentono questo momento. Le fotografie sono posizionate strategicamente come portali verso il centro della terra, collegando lo spettatore all'intera galassia. È qui che inizia la vibrazione.

Sulle pareti circostanti sono appese altre stampe cromogeniche più piccole e lucenti che raffigurano momenti effimeri allungati dalla lunga esposizione. Pryde gioca con il tempo come sostanza malleabile. Ciò consente di mettere in pausa e interrogare con autorità schemi rapidi e riflessivi. Le immagini rivelano un telefono Nokia ronzante posizionato con una pietra di finto cristallo, il movimento risultante ridotto a linee scarabocchiate ed espanso a fulmini. Lo sfondo nero profondo lascia brillare il disegno al tratto, il telefono e il cristallo sembrano ugualmente delicati, preziosi ed essenziali. Queste fotografie possono essere sentite senza tocco nella mano destra dello spettatore o bruciate nella tasca posteriore dei pantaloni, probabilmente sede della propria lastra vibrante.

Girando l'angolo fisico e metaforico, la stanza successiva della galleria ospita la serie di Pryde "Hands". Le pareti ospitano un coro di stampe cromogeniche e alla gelatina d'argento, alcune delle quali utilizzano filtri rosa, blu o verde mare. Rispetto al lavoro della galleria precedente, la serie “Hands” introduce il colore come protagonista, il suo utilizzo minuziosamente intenzionale fino al colore dello smalto sul soggetto. Ogni immagine offre una dimostrazione diversa di mani che sostengono uno schermo. Due mani che stringono un iPad, un pollice che sfiora il dorso di un telefono, una mano che disegna su un dispositivo di disegno digitale. Viene rivelato un incrollabile senso di intimità tra gli esseri umani e i loro schermi, una delicatezza nel modo in cui i soggetti interagiscono con il dispositivo, come se stessero tenendo in braccio un neonato. Queste immagini ricordano allo spettatore quanto siano fragili questi dispositivi se ridotti al regno fisico. Le mani, forti e abili, potrebbero spezzare il dispositivo in un istante, facendo evaporare il portale digitale a cui gli schermi fungono da finestre.

“The Vibrating Slab” invita lo spettatore a interrogarsi sul proprio rapporto con le proprie lastre vibranti, sia quelle in tasca che quelle sotto i piedi. Attraverso questi portali digitali e naturali, emerge un senso di intima connessione tra lo spettatore, la sua tecnologia grande quanto un palmo di mano e l'insieme colossale della nostra galassia.

Josephine Pryde, “The Vibrating Slab” presso l'Art Institute of Chicago, 111 South Michigan. Fino al 30 gennaio.